Presiede S.E.R. Mons. Orlando Antonini, Nunzio Apostolico
Convegno dal titolo "S. Giovanni da Capestrano e beato Bernardino da Fossa: un incontro per l'Osservanza dall'Abruzzo all'Europa" e presentazione del volume "Bernardino Aquilano e la sua cronaca dell'Osservanza"
Cari sacerdoti francescani, diocesani e Cappellani Militari, Signor Sindaco, cari componenti del Centro Studi S. Giovanni da Capestrano, carissimi fratelli e sorelle.
Le parole del vangelo di Luca – “li mandò ad annunciare il regno di Dio” – e quelle di S. Paolo nella seconda lettura – “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”, nonché la poetica visione, secoli prima, del profeta Isaia – “come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi” ecc. – invitano tutte a concentrare la nostra attenzione non tanto sulla poliedrica, straordinaria attività apostolica diplomatica, giuridica, sociale, riformatrice e finanche politico-militare, del vostro illustre concittadino S. Giovanni, bensì sulla sua intensissima missione evangelizzatrice di predicazione.
«Il mandato d'evangelizzare tutti gli uomini – scriveva Paolo VI nella sua Evangelii nuntiandi – costituisce la missione essenziale della Chiesa… Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella S. Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione». Perciò l’esclamazione di S. Paolo: «Per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo!».
Di qui il posto centrale che come francescano la predicazione del vangelo ha avuto nell’azione apostolica di S. Giovanni da Capestrano. Per ben quaranta dei suoi 50 anni utili si dedicò alla predicazione quasi giornaliera, e ne otteneva successi strepitosi e conversioni, specialmente fra la gioventù universitaria: dopo una sua predica, ho letto, più di cento universitari divennero francescani a Lipsia, a Cracovia, a Vienna. Ma cosa o chi stimolava in lui l’esigenza di darsi soprattutto all’attività predicatoria, all’evangelizzazione? Quale la vena da cui scaturiva quell’acqua e la radice da cui nasceva tale frutto, per dirla con S. Giovanni della Croce? Cosa è che rendeva così efficace la predicazione di S. Giovanni? Evidentemente, per attirare tante folle ed ottenere tante conversioni, anche di eretici e persino di ortodossi ed ebrei, egli non predicava tanto una dottrina, quanto una persona, la Persona di Cristo, che se sperimentata in concreto ti affascina, ti attrae, ti trasforma profondamente col suo Spirito. S. Giovanni non era un extraterrestre capitato da un altro pianeta. Né era stato così dalla nascita qui a Capestrano, il 24 giugno del 1386. Era Cristo, solo Cristo il suo ispiratore; un Gesù conosciuto, sperimentato, amato. È questo che porta, carissimi, all’osservanza naturale dei comandamenti, a sentirli non come una imposizione dall’esterno per metterci alla prova, ma come un semplice effetto del rapporto instaurato con Dio. Giustamente papa Francesco dice che l’osservanza dei comandamenti, la morale, non è tanto una condizione per stare con Dio, quanto piuttosto una conseguenzadello stare con Dio. Perché chi vuol bene a una persona, cercherà di evitare tutto quanto sa che ad ella dispiace, e cercherà di fare tutto quanto sa che ella gradisce. Così con Dio: se lo amiamo, eviteremo di fare quel che a lui dispiace e odia. In tal modo, il bene sperimentato da noi stessi in Cristo spinge poi spontaneamente a condividerlo con gli altri.
Carissimi, notate. Oggi l’evangelizzazione sta tornando giustamente ad essere impegno di tutti, non solo di predicatori specializzati come lo fu S. Giovanni. Il papa tiene infatti a ricordarci che “l'ordine dato agli Apostoli - «Andate, proclamate la Buona Novella» - vale anche, sebbene in modo differente, per tutti i cristiani”. Tutti. Non solo i Pastori, i vescovi, i sacerdoti, ma anche il popolo fedele, clero e laici. “La Buona Novella del Regno, che viene e che è iniziato – aggiunge papa Francesco – è per tutti gli uomini di tutti i tempi. Quelli che l'hanno ricevuta e quelli che essa raccoglie nella comunità della salvezza, possono e devono comunicarla e diffonderla”. È vero che la Chiesa si è clericalizzata, particolarmente dai secc. IX e X, lasciando in secondo ordine il laicato. Ma questo ha una ragione storica. Oggi grazie a Dio i pesanti condizionamenti del potere politico ed economico con cui la società civile in passato coartò la Chiesa portandola a clericalizzarsi per difendere la propria libertà, sembrano superati. L’iniziativa di papa Francesco, del cammino sinodale avviato in tutte le diocesi in vista del Sinodo del 2023, intende appunto, se Dio vuole e lo Spirito Santo ci assiste, rimettere assieme pastori e popolo, rimetterli in comunione, favorendo di nuovo la partecipazione del laicato alla vita ecclesiale, e riponendo tutti in missione, ad evangelizzare la società di oggi, a vedere come essere Chiesa oggi. Siamo tutti richiesti, specialmente voi laici, di diventare come tanti S. Giovanni da Capestrano, predicatori cioè del vangelo eterno alla gente di oggi, comportandosi da veri cristiani, anzitutto con l’esempio ma anche con la parola, in ogni ambito della vita sociale dove solo i laici sono presenti, nella famiglia e nel lavoro, nella scuola e nella fabbrica, nella politica e nella professione. Forse è nel piano di Dio questa preoccupante drastica diminuzione del numero di sacerdoti: affinché cioè rinasca un nuovo impegno del laicato nella Chiesa.
Abbiamo poi sentito nella seconda lettura quel che dice Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” (2 Tim. 4,7). Molto probabilmente S. Giovanni poté dire lo stesso, quel 23 ottobre a Ilok quando, consumato per la Chiesa dalle fatiche, rese la sua bella anima a Dio. ‘Ho conservato la fede’, capite? Un Apostolo così grande, lui che è considerato diciamo l’ideologo, l’organizzatore del cristianesimo primitivo, alla fine della sua vita reputa come grande successo l’aver potuto conservare la fede! Dunque non è facile conservare la fede. Ve l’ho già detto qualche anno fa. Gli scandali nella Chiesa ed ai vertici della Chiesa c’erano anche nei secoli passati: basti pensare all’epoca del rinascimento. Ma era sempre forte la fede nel popolo. Oggi è proprio la fede del popolo e della massa che sta franando. Sì, possiamo perdere la fede come popolo, come civiltà. L’Europa sta rigettando quel cristianesimo che ha forgiato la sua identità culturale e l’ha portata alla supremazia sul mondo intero, a tutti i livelli. È una patologia dello spirito che ci lascia senza difese, col risultato d’esserne annientati proprio in questo momento storico di incontro o scontro di civiltà.
E abbiamo sentito pure quel che S. Paolo avvertiva a Timoteo: “Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole”. Al tempo di S. Giovanni problemi per la Chiesa erano le eresie, l’usura, le lotte tra fazioni e tra famiglie – egli stesso aveva sperimentato i frutti dell’odio che in quei tempi avvampavano anche a Capestrano: dodici membri del suo casato vennero uccisi in pochi anni – e poi i Turchi, ecc. Oggi si tratta di una persecuzione in guanti bianchi. Siamo ridicolizzati a causa della nostra fede e dei nostri principi morali circa la famiglia, la vita, la sessualità, tacciati di oscurantismo e intolleranza dal totalitarismo liberal che pretende un consenso totale. Deridono Cristo e i suoi valori nei media, in TV. Lo si fa facilmente perché sanno che non vi saranno conseguenze; non ardiscono fare lo stesso con i simboli di altre religioni, perché sanno di rischiare di averne la gola tagliata…
Attenzione. Abbandonare la fede in Cristo è un gioco pericoloso per la società civile stessa. I valori cristiani sono alla base delle libertà di cui godiamo. Se la cultura occidentale balordamente si disfacesse dell’apparato immunitario che è il cristianesimo, rischierebbe di tornare in epoca pre-scientifica, nella superstizione. Tolto un Dio, se ne riconosceranno mille. E verrebbero vanificati grandi valori culturali e sociali di cui solo il cristianesimo è portatore. Quali? Ad esempio il concetto stesso che fonda la democrazia moderna, la laicità, concetto a cui è stato possibile aprire gradualmente un varco nelle concezioni assolutiste e teocratiche antiche di Oriente e di Occidente grazie alla distinzione evangelica di Matteo 21,21 tra Cesare e Dio, quindi tra politica e religione; ad esempio l’uguaglianza in dignità di tutte le persone umane e tra uono e donna, in base al principio paolino secondo cui in Cristo “non c’è più giudeo né greco, né schiavo né libero, né uono né donna, ma tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28). Valori, questi, che non abbiamo capito subito perché erano troppo corposi; li stiamo comprendendo e assimilando nel corso dei secoli, magari non senza retrocessioni, ma la fede li aveva inoculati nel nostro DNA.
Nessun credente dovrebbe oggi vergognarsi delle proprie convinzioni religiose – certo, senza sbandierarle con fanatismo o con atteggiamenti radicali – ma è necessario viverle e testimoniarle con dignità e coerenza. Nell’attuale società secolarizzata Dio è presente non attraverso il braccio politico di un regno come al tempo di S. Giovanni, non grazie alla protezione dei potenti di questo mondo, neppure grazie ad una legislazione civile favorevole, ma solo ed unicamente grazie alla fede, in una Chiesa come comunità che cammina nella storia e nella quale operate specialmente voi, laici cristiani, testimoniando Cristo con la vita ed annunciandolo in tutti gli ambiti umani a quelli che se ne sono allontanati o che non lo conoscono. Dobbiamo fungere da coscienza critica della società. Per questo, certo, saremo “odiati da tutti a causa del mio nome”, ci avvisò Gesù. Ma il martirio è il destino di ogni cristiano, non ci spaventa; facciamo come gli apostoli, che “se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù” (At. 5,41). Nei primi tre secoli di cristianesimo il verbo evangelico, al contrario di altre fedi che si propagarono con la spada, si è appunto propagato con la persecuzione e l’effusione del sangue. Ed è strano. Chi ci perseguita dimentica sempre che il sangue dei cristiani sarà seme di nuovi cristiani.
Glorioso S. Giovanni, aiutaci a ristabilire un rapporto personale con Dio ed a saperlo condividere con gli altri. E mentre tanti nostri fratelli in Medio Oriente, in Asia, in Africa ed ora anche in Europa, stanno versando il sangue pur di non rinnegare la fede in Cristo, qui tu aiutaci a conservarla, non temendo tanto gli attacchi di questa società post-cristiana, relativista e nihilista, quanto la nostra fede tiepida. Ora che come cristiani stiamo diventando di nuovo minoranza in mezzo a una società sempre più ostile avvicinandoci a come fu al tempo dell’Impero Romano, per il bene stesso di tale società rendici minoranze creative, piccole comunità cristiane, non separate dal mondo e che si ritengono perfette ma, come è stato ben scritto, “forme di resistenza spirituale e culturale che non inseguono uno spirito settario, non si pongono come ghetti ma come modello per il mondo” e mosse in particolare da quello spirito di “solidarietà verso tutti, specialmente il prossimo povero, emarginato e che subisce ingiustizie, che costituì uno degli elementi fondamentali che determinarono la conversione del mondo antico”.
Maria, Madre di Dio e nostra, ci accompagna nel nostro cammino verso il cielo, insieme al Cristo suo Figlio, che si fa nostro compagno di viaggio. S. Giovanni, prega per noi!
Amen.
22/10/2021 ore 17:00: Giornata di studi "Capestrano: percorsi culturali tra guerrieri e santi", in presenza presso il convento francescano di Capestrano e in diretta fb sulla pagina https://www.facebook.com/centrostudicapestrano
Antonia da Firenze, nel maturare il desiderio di una vita maggiormente contemplativa, aderì alla riforma dell’Osservanza guidata da Giovanni da Capestrano, il quale a sua volta scelse il monastero dell’Eucarestia (o del Corpus Domini) dove la stessa Antonia si stabilì insieme ad altre tredici sorelle. Una vita intrecciata nella santità a quella di Giovanni da Capestrano. Alla presentazione hanno preso parte l'autore padre Carlo Serri, la Presidente del Centro Studi Cristina D'Alfonso, il direttore del comitato scientifico Prof. Marco Bartoli e la prof.ssa Letizia Pellegrini, già membro del Centro Studi.
Si è conclusa domenica 26/09/2021 una importante settimana di lavoro presso la residenza accademica del Convento francescano di Capestrano.
In particolare, le attività di studio e di ricerca sono state condotte da:
- Tomasz PLOCIENNIK, Ricercatore presso l’Universita di Varsavia;
- Iulian MIHAI DAMIAN, Ricercatore presso il Dipartimento di Lingue e letterature classiche dell’Università di Cluj-Napoca in Romania;
- Adinel DINCA,
Professore associato presso il Dipartimento di Storia medievale dell’Universita’ di Cluj-Napoca in Romania.
Gli studiosi hanno lavorato presso l’ “Aula Studiorum” della suddetta residenza accademica esaminando e approfondendo alcuni documenti e manoscritti presenti nella biblioteca di San Giovanni.
Le attività di studio sono state condotte con la puntuale opera di controllo, assistenza e collaborazione del Centro Studi e della Pro-Loco di Capestrano
Convento francescano di Capestrano
Il Centro Studi San Giovanni da Capestrano, nato nel 1984 su iniziativa del p. Michele di Loreto, in vista della realizzazione di un primo c...
Convento francescano di Capestrano
"Il Dovere dell'Accoglienza - Saper accogliere, essere capaci di accogliere" Sabato 16 Marzo 2019 - ore 10:00. Capestrano, Convento francescano
Visita dell'On. Miklos SOLTESZ, Sottosegretario di Stato del Governo ungherese per gli Affari Ecclesiali e per i Rapporti con la Società Civile.
Insieme a lui era presente anche il delegato dell'Ambasciata d'Ungheria presso la Santa Sede Mark Aurel ERSZEGI.
7° Settimana di studi medievali
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